Cezary z Terraciny

Święty
Cezary Diakon
diakon, męczennik

Święty Cezary w Terracina (Caesarius Diaconus)
Data urodzenia

(I wiek n.e)

Data i miejsce śmierci

(II wiek n.e.)
Terracina

Patron

Terracina, Lukka, Ceasea

Cezary z Terraciny
Caesarius
Diakon
Okres sprawowania

II wiek n.e.

Wyznanie

katolicyzm

Kościół

rzymskokatolicki

Diakonat

Cezary z Terraciny (łac. Caesarius Diaconus) – żyjący w II w. diakon i męczennik pochodzenia afrykańskiego, który za to, że nie wyparł się chrześcijaństwa, został utopiony w morzu za panowania cesarza Trajana[1].

Świętość

Święty Cezary zginął śmiercią męczeńską z powodu potępienia pogańskiego zwyczaju skoków do wody na cześć Apollina[2]. Umieszczono go w więzieniu a następnie skazano na śmierć poprzez zaszycie w worku i utopienie w morzu. Według przekazów ciało wypłynęło na brzeg i zostało złożone w grobowcu[3].

Kult świętego sięga IV wieku, kiedy to cesarz Walentynian doznał uzdrowienia w Sanktuarium w Terracinie (w regionie Lacjum we Włoszech) i zdecydował o przeniesieniu relikwii do Rzymu[4]. W 444 roku Galla Palacida złożyła świadectwo cudu o uzdrowieniu z opętania[5]. Święty Cezary z Terraciny, diakon i męczennik, jest patronem porodów wykonanych przez cięcie cesarskie.

Wspomnienie liturgiczne

Jego wspomnienie przypada na dzień 1 listopada[5].

Kościoły noszące wezwanie św. Cezarego z Terraciny

Kościołem noszącym imię św. Cezarego z Terraciny jest San Cesareo in Palatio, położony przy Via Appia, gdzie przechowywane są relikwie świętego. Był między innymi kościołem tytularnym dla arcybiskupów kardynałów Karola Wojtyły (późniejszego papieża Jana Pawła II) oraz Andrzeja Deskura[5].

Ilustracje życia św. Cezarego z Terraciny

Przypisy

  1. Aleksandra Bajka, Grzegorz Polak, Beatyfikacja w czwartej stolicy Polski, „Gazeta Wyborcza”, 28 kwietnia 2011.
  2. De Smedt C. -Van Hoof G. - De Backer J., Acta sanctorum novembris, tomus I, Parisiis 1887
  3. Caesarius Diaconus, testi e illustrazioni di Giovanni Guida, [s.l.: s.n.], 2015
  4. Ex ossibus S. Caesarii: Ricomposizione delle reliquie di San Cesario diacono e martire di Terracina, testi ed illustrazioni di Giovanni Guida, [s.l.: s.n.], 2017
  5. a b c Ks. Cezary Ruzik SDB, Św. Cezary z Terraciny, www.swietycezary.pl [dostęp 2017-06-15].

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San Cesario diacono assiste al sacrificio del giovane Luciano (Pisco Montano).jpg
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San Cesario diacono fa crollare il tempio di Apollo ( Tempio Maggiore di Terracina).jpg
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Dopo la morte di Leonzio, Lussurio - il primo cittadino di Terracina - fa arrestare il presbitero Giuliano e pronuncia la sentenza di morte: ordina di chiudere il diacono Cesario ed il suo maestro Giuliano in un sacco e gettarli nel mare. Cesario, poco prima di essere condannato, dice a Lussurio: “L’acqua, nella quale sono stato rigenerato, mi riceverà come suo figlio che ha trovato in essa una seconda nascita: oggi mi renderà martire con Giuliano, mio Padre, che una volta mi fece cristiano. Quanto a te, Lussurio, oggi stesso morirai con un morso di un serpente, affinché tutti i paesi sappiano che Dio vendicherà il sangue dei suoi servi, e delle vergini che facesti perire tra le fiamme”. Il 1° novembre dell’anno 107 d.C. i condannati sono chiusi in un sacco e precipitati, secondo la tradizione, dall’alto della guglia del “Pisco Montano” nel mare, dove muoiono per soffocamento.